Per saperne di più, TAV. 3

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Dal Giornale delle Operazioni del Generale Vaillant (1) :

<< L'arrivo alle porte di Roma, il 30 aprile.>>

<< I romani sembravano determinati a resistere, come poteva capirsi dal fatto che la strada e le case che si incontravano erano deserte, e sui muri veniva riportato ironicamente l'articolo 5 della Costituzione francese (2).
Tuttavia si continuò ad andare avanti, senza incontrare ostacoli, sino a 400 metri dal saliente delle Mura Vaticane ; ma arrivati a quel punto dove la strada si curva a gomito per poi salire diritta verso il saliente, due colpi di cannone a mitraglia, sparati sulle nostre avanguardie, ci tolsero ogni dubbio: i francesi erano accolti come nemici. (…)
 
L'attacco.
Si dovette quindi ordinare ai cacciatori a piedi e ad alcune compagnie di fanteria di aprire subito il fuoco di fucileria, prendendo posizione sulle creste e sulle piccole alture che costeggiano la strada su entrambi i lati. L'artiglieria, le compagnie del genio e le altre truppe delle due brigate restarono per il momento ferme e ammassate sulla strada là dove si trovavano, dato che erano al coperto per la presenza di case e muri di recinzione. Le prime fucilate, tirate con ottima mira dai nostri soldati, gettarono un po' di scompiglio tra i difensori, e si approfittò di questo momento per montare una sezione di artiglieria su di un piccolo pianoro a destra del tornante stradale. Gli artiglieri aprirono il fuoco con grande determinazione, benché si trovassero allo scoperto, e a meno di 400 metri dalle mura ; ma dalla loro postazione non potevano vedere né colpire due pezzi dell'artiglieria nemica che prendevano la strada d'infilata e che, non essendo contrastati dal fuoco di controbatteria, erano in grado di abbattere chiunque si facesse avanti. Tuttavia poiché il fuoco della nostra artiglieria aveva fatto diminuire notevolmente il fuoco della piazza, si credette che fosse giunto il momento favorevole per lanciare le truppe all'attacco. La prima brigata, composta dal 20° e dal 33° di linea, agli ordini del Generale Mollière, avanzò arditamente fin presso le mura, cercando un mezzo per penetrarvi; ma venne accolta da un fuoco talmente micidiale che le teste di colonna guidate dai colonnelli Marulaz e Bouat dovettero girare a destra per trovare riparo in un camminamento incassato, parallelo alle mura. Il resto della truppa retrocedette sotto la mitraglia fino a oltre la metà della salita dov'era iniziato lo scontro, e si ricompose nei ranghi sul lato destro della strada, dov'era meno esposta al fuoco nemico.
Nel frattempo, le truppe attestate sulle creste continuavano una nutrita sparatoria contro la piazza mentre, a qualche centinaio di passi sulla destra, parecchie compagnie del 20° di linea, comandate dal maggiore Picard, venivano lanciate all'attacco, per far fronte a contingenti nemici che, usciti dalla Porta San Pancrazio, cominciavano ad attaccare la nostra colonna sul fianco, e minacciavano di prenderla alle spalle.
La nostra artiglieria, impegnandosi al massimo, riuscì a mettersi in batteria su postazioni migliori, sulla strada e sul terrazzamento di una casa vicina. Allora venne battuta la carica, e le nostre truppe vennero nuovamente lanciate all'attacco, in due ondate successive. Fu anche dato ordine di preparare dei sacchi di polvere, per far saltare la porta che si credeva fosse nei pressi. Ma tutte queste disposizioni non diedero alcun risultato, perché non si trovò nessuna porta, e si dovette rimpiangere di non aver provveduto alla dovuta ricognizione preliminare. Infine ci si rese conto che davanti a noi c'era solo una posterla denominata Porta Pertusa che peraltro era da tempo murata e chiusa da un terrapieno. La Porta Cavalleggeri, obiettivo dell'attacco, si trovava a non meno di 800 metri di distanza sulla destra, ed era impossibile arrivarci senza esporsi al fuoco della piazza per la maggior parte del percorso. Da quella parte, quindi, non c'era nessuna speranza di successo.
La seconda brigata, che aveva preso un'altra direzione, non fu più fortunata della prima. Guidata dal capitano d'artiglieria Fabar, ufficiale d'ordinanza del generale comandante in capo, questa brigata, agli ordini del generale Levaillant (Charles), composta dal 36° di linea, d'una piccola parte del 66° e d'una sezione di artiglieria, era stata inviata sulla sinistra per aggirare il Vaticano da nord e tentare un colpo di mano contro la Porta Angelica, all'evidente scopo di creare una manovra diversiva rispetto all'attacco principale. Dopo essersi inoltrata in una gola all'incirca perpendicolare alla direzione della strada, la brigata aveva girato a destra sul fondo del vallone che corre parallelo al lato nord ed al lato ovest del Vaticano, il solo itinerario percorribile per arrivare con l'artiglieria alla Porta Angelica. La testa della colonna era già arrivata all'altezza del lato ovest del Vaticano, quando tutt'a un tratto si trovò esposta a fucileria ficcante (3) della piazza da soli 150 metri di distanza, e fu investita da un grandinare di pallottole. Il capitano Fabar venne ucciso; i quattro cavalli che trainavano il primo pezzo d'artiglieria vennero abbattuti; la fanteria si gettò al riparo in qualche modo e rispose al fuoco; il secondo pezzo riuscì a mettersi al coperto in un avvallamento del terreno.
E così il risultato fu lo stesso sia da una parte che dall'altra.
 
La ritirata.
Dopo che, a seguito della ricognizione eseguita sulla destra, s'era accertata l'impossibilità di proseguire nell'attacco principale, il generale in capo aveva ordinato al gen. Mollière di cessare il combattimento, e la prima brigata, (…) s'era radunata su di un'altura pianeggiante vicino alla strada, a un chilometro e mezzo dalla piazza. Riuniti i feriti, verso le cinque si prese posizione due leghe più indietro, alla Maglianella, dove alla mattina si erano lasciati gli zaini. Ma la brigata Levaillant, che doveva recuperare i due cannoni rimasti sotto le mura vaticane, dovette invece attendere fino a notte avanzata, per poter effettuare la ritirata. Questa dilazione dei tempi favorì l'evacuazione dei feriti, cui aveva voluto presiedere lo stesso generale comandante in capo.
Soltanto la mattina del 1° maggio, quindi, le ultime truppe, con i cacciatori a piedi, raggiunsero il campo della Maglianella Questa giornata, in cui la Divisione aveva mostrato tanto coraggio e tanta tenacia, ci era costata 80 morti e 250 feriti, tra i quali molti ufficiali. A queste cifre devono poi aggiungersi circa 250 prigionieri catturati con l'inganno (4) insieme al comandante Picard del 20° di linea. >>

traduzione a cura di JEANNE SABATINI

(1) Vaillant, op.cit., (vedi "per saperne di più" della Tav.1), pag. 8
 
(2) Lungo tutto il percorso tra Civitavecchia e Roma erano stati affissi manifesti che riportavano l'art.5 della Costituzione della Repubblica Francese, in base al quale la Francia si impegnava a non usare mai la forza contro la libertà di un popolo. ( v. M.P.Critelli :Stefano Lecchi . Retablo, Roma, 2001, pag.82)
 
(3) Tiro ficcante : tiro dall'alto verso il basso.
 
(4) Secondo Vaillant, il maggiore Picard sarebbe stato invitato dai romani a recarsi a Roma per intavolare trattative , e una volta allontanatosi dai suoi sarebbe stato fatto prigioniero ; con artificio analogo, fingendo una tregua, i romani avrebbero poi circondato e catturato i 250 uomini agli ordini di Picard. Totalmente diversa la versione dei fatti da parte italiana, che attribuisce la cattura dei francesi ad una azione di straordinaria audacia compiuta da Nino Bixio .(v. G. Leti, La Rivoluzione e la Repubblica Romana, Vallardi 1913, pag. 281), a volte esaltata con colorita enfasi: " Si distinse il Bixio, aiutante di Garibaldi, che visto il maggiore Picard con 300 dei suoi asserragliarsi nel giardino d'una villa, lancia furiosamente il cavallo sull'orma del francese, afferra con ambe le mani il cancello del giardino, lo sganghera, entra, afferra pe' capelli il Picard, lo trascina seco, gridando a' francesi sbigottiti dall'audacia di quel solo, che pareva un demonio: "Arrendetevi!" e la compagnia si rende prigioniera e viene condotta a Roma" ( G. Baldi: Cospirazioni e battaglie pel risorgimento d'Italia"- Nerbini, Firenze, 1905, pag 11)
 
Le citazioni sono limitate ai testi consultabili presso il Circolo Cipriani, previo appuntamento.
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