Per saperne di più, TAV. 5

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Dal Giornale delle Operazioni del Generale Vaillant (1) :

<< Presa di Ponte Molle >>

<< Come s'è detto in precedenza, la brigata che era già parzialmente stanziata all'Acqua Traversa, sulla strada per Firenze, il 31 maggio aveva occupato Monte Mario, la cui altezza è di m. 137 sul livello del Tevere.
Il 1° giugno i generali Vaillant e Thiry effettuarono una ricognizione dei luoghi, accertando quanto segue.
Per completare i vantaggi offerti dalla posizione, era necessario impadronirsi di Ponte Molle, punto di transito obbligato sulla strada tra Firenze e Roma. Il ponte era stato parzialmente demolito dai romani; l'ultimo arco, sulla riva destra, mancava pressoché totalmente. I provvedimenti adottati dal nemico non lasciavano dubbi sul fatto che il ponte fosse minato, e che tutto fosse predisposto per farlo saltare in aria non appena avessimo tentato di impadronircene. Una sentinella, che camminava avanti e indietro sul ponte, sembrava far la guardia alle polveri, con la consegna di appiccarvi il fuoco non appena ci fossimo avvicinati.
Il generale comandante del genio aveva peraltro notato la presenza di un argine, che correva lungo la riva del fiume, e che presentava, al di sopra della strada che lo costeggiava, un rilievo sufficiente per nascondervi dei soldati che si potevano portare là durante la notte, senza che la sentinella potesse vederli. In conseguenza, il generale Vaillant aveva delineato il seguente piano di attacco, che il generale Sauvan, in base agli ordini ricevuti, avrebbe eseguito alla ripresa delle ostilità: prima che facesse giorno, dovevano farsi scendere da Monte Mario , dietro l'argine, alcuni ottimi tiratori, scelti tra i nostri chasseurs a piedi . Questi tiratori scelti dovevano poi avanzare cautamente lungo l'argine fino all'arcata rotta, eliminare la sentinella con un colpo bene aggiustato, e aprire il fuoco su tutti gli uomini della postazione romana della riva sinistra, che tentassero di avvicinarsi al ponte ; poi, dopo aver aspettato un'ora, per evitare eventuali mine a scoppio ritardato, bisognava entrare nella torretta posta all'ingresso del ponte sulla riva destra, superare al più presto possibile la parte di ponte demolita, e passare sull'altra sponda. Questo bisognava fare, per impadronirci del ponte senza dare al nemico la possibilità di farlo saltare, e senza esporre i nostri uomini al pericolo delle mine.
Il 3 giugno vennero attuate le direttive del Generale Vaillant : alla stessa ora in cui prendevamo Villa Pamphili, la sentinella romana di guardia sul ponte veniva colpita a morte e cadeva nel Tevere, mentre gli uomini del posto di guardia romano, bloccati dal fuoco dei nostri soldati appostati sulla riva destra, non potevano raggiungere gli archi dove avevano collocato i fornelli da mina.
Questa manovra d'attacco, eseguita da una compagnia del 1° battaglione chasseurs, in appoggio a due battaglioni del 13° leggero e del 13° di linea, venne diretta dal tenente colonnello Duprat, di quest'ultimo reggimento. Nel frattempo, il tenente colonnello del genio Leblanc, aiutato da una sezione di sapeurs, aveva fatto preparare e riunire tutti i materiali necessari per riparare il ponte; inoltre, a circa 1500 metri a valle del ponte, aveva fatto costruire una zattera leggera, destinata a portare i fucili di 25 volteggiatori (2) che dovevano attraversare il fiume a nuoto, per aggirare la postazione romana a difesa del ponte. I volteggiatori nuotando vigorosamente attraversarono presto il fiume ; ma purtroppo la zattera coi fucili fu trascinata dalla corrente verso un'altra postazione romana, e i volteggiatori, rimasti senza armi, dovettero in tutta fretta tornare sulla riva destra.
A monte del ponte, invece, altri nostri soldati che avevano scorto un battello ormeggiato sulla riva opposta, attraversarono anch'essi il fiume a nuoto, si impadronirono del battello e lo usarono per portare sulla riva sinistra una ventina d'uomini, che presero possesso dello sbocco del ponte, già abbandonato dai romani. Questi ultimi, tenuti a distanza dal fuoco dei nostri chasseurs appostati sulla torretta della riva destra, ci opposero soltanto un fuoco di fucileria da lontano e senza alcun effetto.
Per superare l'arcata distrutta, il tenente colonnello Leblanc approntò rapidamente un passaggio provvisorio, usando tronchi d'albero e fascine. Appena si fu in grado si salire sul ponte, i sapeurs andarono di corsa ai fornelli da mina e portarono via le cariche esplosive, già innescate. Poi si organizzò la difesa della testa del ponte sulla riva nemica, dove gli chasseurs occuparono alcune case che fiancheggiavano la strada su entrambi i lati. (…)
 
E così, nella giornata del 3 giugno, il nemico era stato fatto arretrare verso la piazza, sgomberando tutto il terreno dove si dovevano scavare le nostre trincee; avevamo conquistato e fortificato l'importante posizione della chiesa di San Pancrazio, alla quale doveva appoggiarsi l'estremità sinistra della prima parallela; e sull'alto Tevere, avevamo scacciato i romani dalla riva sinistra impadronendoci del Ponte Molle, un passaggio sicuro per attraversare il Tevere, che ci permetteva di minacciare la città dalla parte di Porta del Popolo e del Corso, attuando, se lo volessimo, una manovra diversiva in appoggio all'attacco principale >>

traduzione a cura di JEANNE SABATINI

(1) Vaillant, op.cit., pag. 35 (vedi "Per saperne di più" della Tav.1)
(2) Volteggiatori : soldati di fanteria leggera (v. Glossario)