Per saperne di più, Mura della città sul Gianicolo
con le brecce aperte dai francesi viste dalla batteria Sant'Alessio sull'Aventino

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“..già i Francesi stavano presso un sessanta passi ai Bastioni primo e secondo, le batterie per abbattere il Vascello e le case circostanti erano compite ; trentacinque cannoni e più gli altri che, come avvertimmo, fornì il Re di Napoli si trovavano in punto di fulminare le mura ; né basta, anco i mortai in procinto d’incominciare il fiero lavoro, che di vero incominciò e terribile (..) Le mura di Roma non potevano resistere, sarebbe stata buona provvidenza terrapienarle, ma non lo fecero, sicché ruinavano , scheggiavano, e i frantumi schizzanti provavano i nostri più dannosi delle palle..”

(Guerrazzi, Lo assedio …, cit., p.821)

“Si stringe intorno a Roma la fiera cintura di ferro e di fuoco, e il nemico moltiplica le artiglierie a porta San Pancrazio, donde si aspetta la resistenza maggiore ; apronsi finalmente dai Francesi le batterie di breccia ; le rintuzzano i nostri cannoni dai monti Testaccio ed Aventino ; rabberciate le trincee i nemici ripigliano il trarre, il bastione VI non senza danni pure fa buona prova ; tracolla tutto il muro di cortina al bastione VII, ma la terra non gli smotta dietro, anzi rimasta diritta a picco difende, né per lanciarvi contro granate punto si muove. I Francesi, accatastando breccia su breccia, ne costruiscono tre per tempestare il Vascello, la Villa Savorelli, e le case di fianco alla porta San Pancrazio : qui cadde il tenente Cesare Covelli (..); altri sei artiglieri morirono ad un tratto per colpa di una palla, che imboccò dentro la cannoniera (del bastione IX, a fianco della porta); anco il buon Ludovico Calandrelli (comandante dell’artiglieria romana) percosso nel petto da un frammento di ruota, ebbe a cessare le difese .. “

(Guerrazzi, Lo assedio …, cit., p.824)

“Aperte le breccie (ai bastioni VI, VII e cortina intermedia) ferve l’opera per metterci riparo ; un vero turbine di ferro e di fuoco mulinava su l’area avversa alle brecce francesi, ed una moltitudine di cannonate la solcava per seminarvi pur troppo la morte ; tu vedevi i Romani brulicare come formiche portando sacca, sassi, e trainando carretti di terra, né i Romani soli, bensì anco le Romane, e fra queste Colomba Antonietti, la quale non potendo lasciare solo il marito esposto al pericolo volle ad ogni costo parteciparlo (..) ora mentre ella porgeva allo sposo certi arnesi rimase colpita da una cannonata…”

(Guerrazzi, Lo assedio …, cit., p 854)

Il 21 giugno i francesi con un colpo di mano occupano le brecce, e i romani si attestano su una seconda linea di difesa, dove resisteranno per altri nove giorni:

“Abbandonata la prima linea di difesa, i nostri si ritirarono alla seconda, la quale come accennai veniva formata da parte delle mura costruite dallo imperatore Adriano prima che movesse alla impresa di Palmira: elleno per bene dodici miglia circuivano l’antica Roma, lasciandovi fuori il Trastevere e il Vaticano ; Urbano VIII le squarciò da un lato addentellandoci le nuove mura, che dalla Porta Portese scendono fino a porta Cavalleggeri, sicché parte della cinta dello imperatore Aureliano rimase dentro di quelle, e precisamente tutta la porzione, che arriva fino alla porta Settimiana ; questo frammento, e né meno tutto somministrò le ultime difese ai Romani. Ultimo e inferme. Gl’ingegneri non avendo saputo adempire lo ufficio loro o voluto, il Garibaldi li prese in sospetto per modo che ordinava in villa Spada li custodissero, li vigilassero, ed egli fu che dispose la seconda linea, e l’ala sinistra a dare aspro rimbecco al nemico, approfittandosi del colle del Pino per piantarci una batteria di un obice, e tre cannoni di diverso calibro, siccome un’altra ne piantò al Fontanone parimente di un obice, e di cinque cannoni da 24, da 18, e da 12 libbre di gittata : ancora, armava una batteria di tre pezzi di artiglieria davanti alla villa Spada, ed una seconda tra l’angolo della Cortina e il muro Aureliano ; munì eziandio San Pietro Montorio con due cannoni. Le artiglierie dal Monte Testaccio, e da Santa Saba furono trasferite su l’Aventino ; il Vascello, quasi promontorio battuto dalla tempesta, sporgeva dall’estrema destra, sentinella avanzata della nuova difesa”

(Guerrazzi, Lo assedio …, cit., p 858)