Per saperne di più, Casino di Villa Spada

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“Villa Spada era circondata : noi eravamo stati costretti di rinchiuderci entro, barricare la porta e difenderci dalle finestre. Le palle di cannone cadevano frequenti devastando e uccidendo ; entravano dalle sgangherate finestre le palle dei Chasseurs de Vincennes e ben di rado fallivano la meta. E’ terribile il combattere entro una casa, dove ogni parete può rimandare di rimbalzo una palla, dove, se non colpisce il cannone, le pietre che rovinano possono schiacciare, dove l’aere s’impregna di fumo, di polvere, i gemiti dei feriti si fanno udire più forti, il pavimento insanguinato sdrucciola sotto i piedi, e l’intiera casa vacilla sotto l’urto crescente delle cannonate…
Già da due ore durava questa difesa. Manara si aggirava continuamente per le camere, onde rianimare con la presenza e con la parola i combattenti. Io lo seguiva coll’animo angosciato, non avendo alcuna notizia di Morosini. Una palla di rimbalzo mi ferì il braccio destro. – Perdio! sclamò Manara che mi stava presso; hai sempre da esser tu il ferito? Io non devo portar via nulla da Roma?
Pochi momenti dopo egli stava guardando col cannocchiale dalla finestra alcuni Francesi che stavano appostando un cannone, quando un colpo di carabina lo passò da parte a parte. Fece tre passi, poi cadde boccone senza che io col braccio che mi rimaneva sano, potessi sostenerlo. <Son morto, mi disse cadendo, ti raccomando i miei figli.> - Accorse il medico ; io lo interrogava ansiosamente collo sguardo, e nel vederlo impallidire perdetti ogni speranza”

(Dandolo, I volontari ed i Bersaglieri Lombardi, cit., p. 216 – 217)