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Dal Giornale delle Operazioni del Generale Vaillant (1) :

 

<< Tale sembrava la situazione,(2) allorché la Divisione francese, con solo due delle sue brigate con non più di 7.500 uomini, partiva dai porti di Marsiglia e di Tolone, il mattino del 22 aprile. (…)
Un consiglio di guerra, formato dal generale comandante in capo, dall'ammiraglio, dai generali Regnaud de Saint-Jean-d'Angely e Mollière, dai comandanti dell'artiglieria e del genio, tutti presenti a bordo del "Labrador", si riunì per stabilire le modalità di sbarco a Civitavecchia. Prevalse il parere di non presentarsi davanti alla città con tutta la squadra navale schierata in forze, ma di mandare avanti un solo vascello per parlamentare, spiegando lo scopo della spedizione francese, e chiedendo di prendere pacificamente possesso della città, con ogni garanzia a tutela degli abitanti. Per questa missione, l'ammiraglio designò la "Panama" (…). Nella notte tra il 24 e il 25 aprile la "Panama" faceva ritorno,( ricongiungendosi alla squadra che nel frattempo, dopo aver proseguito per un tratto a bassa velocità, aveva finito col fermarsi per aspettare il ritorno della "Panama") recando a bordo uno degli ufficiali inviati a parlamentare. Questi riferì che l'arrivo dei francesi aveva prodotto grande sensazione in città (…). Le autorità cittadine, giudicando la resistenza impossibile, s'erano dette disposte ad accogliere amichevolmente la spedizione francese, chiedendo solo che l'occupazione avvenisse al più presto, poiché temevano che la città potesse esser sconvolta da disordini provocati dalla parte politica più radicale, nel caso vi fosse ritardo nelle operazioni di sbarco (…).
Queste notizie fecero accantonare ogni indecisione. L'ammiraglio diede ordine di riprendere la rotta a tutto vapore e mettendosi in testa alla squadra mosse rapidamente su Civitavacchia. Alle ore 11 di quella stessa mattina del 25 aprile la squadra gettava le ancore davanti al porto. Una deputazione, composta dal governatore e dalle principali autorità cittadine, venne a bordo per comunicare al generale comandante in capo le decisioni prese ; lo sbarco iniziò immediatamente, utilizzando sia le scialuppe in dotazione alla squadra, sia le imbarcazioni del servizio portuale, sia un piccolo vapore francese," le Narval", che da qualche tempo si trovava in zona (…) Così dunque veniva occupata Civitavecchia; ma il governatore, che proprio quel giorno riceveva da Roma l'ordine formale di opporsi allo sbarco delle nostre truppe, appariva in preda allo sconforto per essersi mostrato debole il giorno prima; e il battaglione dei bersaglieri lombardi, (3) che formava la parte migliore della guarnigione, si mostrava incerto sul da farsi, e per nulla intimorito dai francesi >>

traduzione a cura di JEANNE SABATINI

(1) Il Gen. Vaillant comandava il Genio del corpo di spedizione francese, ed era un ingegnere "reputato tra i più capaci tecnici del secolo" (G. Leti, op, cit., pag.404)
Insieme al Gen.Thiry, comandante dell'Artiglieria, Vaillant scrisse e inviò al Ministro della Guerra un dettagliato rapporto sull'assedio di Roma, pubblicato nel 1851:
"Siége de Rome en 1849 par l'Armée Française. Journal des opérations de l'Artillerie et du Génie"
Paris, Imprimerie Nationale, 1851.
I brani sopra citati sono tratti da pag. 3 e seguenti. Il segno (…) indica brani saltati.
 
(2) Le informazioni pervenute ai francesi davano per certo che il popolo romano rimpiangesse il regime pontificio, e che la Repubblica Romana non avrebbe opposto seria resistenza ad un'azione militare.
 
(3) Si trattava in realtà del battaglione di bersaglieri bolognesi comandato dal colonnello Pietro Pietramellara o Mellara, da non confondere col battaglione bersaglieri lombardi del colonnello Manara. In effetti l'assonanza dei nomi Mellara - Manara dava spesso luogo ad equivoci e malintesi, che infastidivano il Manara. (v. F. Ercole: Lettere di Luciano Manara a Fanny Bonacina Spini. R. Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, Roma, Vittoriano,1939, p.259)
Il battaglione bersaglieri bolognesi, fatto prigioniero a Civitavecchia, venne poi liberato nello scambio con i prigionieri francesi catturati nella battaglia del 30 aprile. Pietramellara si distinse come valoroso combattente nella difesa di Roma, e morì per le ferite riportate durante l'assedio.