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Dal Giornale delle Operazioni del Generale Vaillant (1):

<< Giornata del 12 giugno.>>

<< Al mattino, la guarnigione romana effettuò una sortita in forze contro la batteria n° 5 e le trincee alla sua destra. Usciti dalle mura, i romani si infiltrarono senza essere visti dentro al recinto della mezzaluna e, strisciando rasente al muro della faccia destra, (2) si spinsero avanti fino al saliente, occupandolo. La mezzaluna non può essere assaltata alla baionetta, e perciò i romani riuscirono a tenere la posizione per qualche tempo. I più arditi di loro si appostarono su quella specie di breccia che c'è tra la mezzaluna e la "casa demolita", e di lì aprirono ripetutamente il fuoco prendendo d'infilata i nostri travailleurs e la nostra guardia alla trincea, mentre altri romani sparavano dalle feritoie basse praticate nella muraglia. Le rovine occupate del nemico erano più in alto di un paio di metri, rispetto al fondo della nostra trincea, e quindi i romani si trovavano in posizione di vantaggio, ma evidentemente non se la sentirono di venir giù per affrontarci alla baionetta.(3)
Comunque, i nostri soldati non si lasciarono intimorire da quest'attacco improvviso.
Due compagnie d'élite della guardia alla trincea, abilmente guidate dal colonnello del genio Niel, si gettarono nella lotta con grande impeto anche se, data la situazione descritta, era impossibile affrontare il nemico faccia a faccia. Si ingaggiò una lotta per contendere al nemico la sommità della muraglia, e dove non si poteva usare il fucile si combatteva lanciando pietre.
Questo combattimento poteva avere conseguenze gravi per noi, dato che la batteria n° 5 era già dotata del suo armamento, ricevuto durante la notte; e se il nemico fosse arrivato fin lì, avrebbe potuto inchiodare i cannoni rendendoli inservibili; ma alla fine il combattimento si risolse tutto a nostro favore.
Infatti a un certo punto i romani si ritirarono in gran fretta, e durante la ritirata dovettero esporsi al fuoco di fucileria delle nostre trincee, lasciando sul terreno un gran numero di morti. Attorno ai ruderi, raccogliemmo una quindicina di fucili.
Visto il risultato di questo combattimento, ai romani passò la voglia di fare altre sortite. (4)
Le nostre perdite della giornata furono di 7 morti e 25 feriti"

traduzione a cura di JEANNE SABATINI

(1) Vaillant, op. cit., pag.70
(2) I francesi attribuirono una certa importanza a questa modesta mezzaluna, in quanto costituiva pur sempre un ostacolo, inizialmente non previsto perché nascosto dai vigneti. Peraltro i romani non la presidiarono né cercarono mai di ripararla, dato che aveva scarso valore difensivo, ed era ridotta a poco più di un rudere. La mezzaluna era un'opera di fortificazione esterna alle mura, posta a difesa della cortina tra i bastioni 6 e 7; viene indicata con tratto nero continuo sulla mappa n° 2 dello Stato Maggiore francese. La "casa demolita" era una delle case che per la loro posizione potevano essere utili agli assedianti, e perciò erano state fatte saltare dai difensori. La zona tra la "casa demolita" e il saliente della mezzaluna, dove avvenne lo scontro del 12 giugno, oggi corrisponde alla clinica "Salvator Mundi"
(3) Vaillant afferma qui e altrove una presunta superiorità dei francesi negli scontri alla baionetta, dimenticando che proprio alla baionetta gli italiani ebbero la meglio in diversi scontri, non solo il 30 aprile , ma anche nel mese di giugno, nonostante la preponderanza numerica dei francesi.
(4) Le sortite invece continuarono (vedi Vaillant op. cit. pag. 81 e pag.89) ed erano assai temute dai francesi perché, come dice Vaillant, riusciva difficile tenere il territorio sotto controllo visivo, data la presenza di muri di cinta, di siepi che fiancheggiavano strade e viottoli, e di vaste coltivazioni a vigneto; e per contro, era facile per i romani venire avanti senza farsi vedere, per sferrare attacchi improvvisi. "Quindi - dice Vaillant - per evitare che il nemico ci cogliesse di sorpresa eravamo costretti a esser presenti in forze ovunque, e sempre in stato di allerta. E ciò nonostante, tutti i giorni avevamo morti e feriti." (Vaillant, op. cit. pag.54)