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Dal Giornale delle Operazioni del Generale Vaillant:

Considerazioni conclusive


<< La prima trincea fu aperta nella notte dal 4 al 5 giugno; la piazza si arrese il 30; dunque l'assedio durò 26 giorni. Durò molto, senza dubbio, considerando che le difese della piazza consistevano soltanto in una cinta muraria quasi priva di fortificazioni esterne ; ma se si considerano le circostanze in cui si dovette operare, dovrà ammettersi che le difficoltà erano grandi , che il nostro modo di operare fu deciso rapidamente, e che il risultato fu raggiunto senza dover pagare un prezzo eccessivamente elevato in termini di vite umane e danni alla città.(1)
Le mura di Roma, come s'è detto precedentemente, hanno una lunghezza complessiva di 23 chilometri, ed erano difese da circa 100 pezzi d'artiglieria da campagna o d'assedio, e da un esercito forte di circa 30.000 uomini, compresa la guardia civica mobilizzata. (2)
Questo esercito, composto da elementi eterogenei, non avrebbe potuto gran che contro di noi, se ci fossimo scontrati in campo aperto; ma seppe difendersi con grande vigore, appostato sulle mura e in case trasformate in fortilizi. (3)
In verità, la maggior parte dei loro ufficiali mancavano di esperienza, ed erano stati scelti a ragione delle loro idee politiche, idee da esaltati ; per questo motivo essi, come anche un gran numero dei loro soldati, avevano tutto da perdere in caso di sconfitta, e mettevano il massimo impegno nel resistere a oltranza. Infine, le battaglie combattute coi francesi il 30 aprile e coi borbonici il 19 maggio a Valmontone e Velletri erano state esaltate come grandi vittorie, e il morale delle truppe romane era altissimo. (4)
All'inizio dell'assedio, cioè fino al 15 giugno, l'esercito francese disponeva di non più di 25.000 uomini. Verso la fine di giugno, gli effettivi furono portati a 30.000 uomini. (…)
La nostra artiglieria poté al massimo contare, negli ultimi giorni dell'assedio, su otto cannoni da 24, diciotto cannoni da 16, quattro obici da 22 centimetri, e quattordici mortai. Questa insufficienza d'armamento comportò maggiori difficoltà per le operazioni d'assedio, e ne allungò i tempi. (…)
Dobbiamo rendere giustizia all'artiglieria romana, e dire che sapeva usare perfettamente le sue bocche da fuoco. Fu anche capace di costruire un gran numero di postazioni; tanto che quando noi, dopo varie difficoltà, riuscivamo a inquadrare e mettere sotto tiro i pezzi che maggiormente ci tormentavano, ecco che loro li spostavano in un altro posto. Sapevano usare molto efficacemente la loro artiglieria da campagna. Le loro batterie piazzate sui bastioni del fronte d'attacco conservarono a lungo la loro potenza di fuoco. Quanto alle batterie che gli assediati avevano piazzato inizialmente sulle alture di Testaccio e di Sant'Alessio, (5) queste non cessarono mai di sparare ; furono particolarmente utili al nemico negli ultimi tempi, quando, a seguito del nostro avvicinamento alla città, poterono colpire le nostre linee non solo sul fianco, ma anche alle spalle. E i romani avranno rimpianto di esser totalmente privi di mortai ! (6) (…)
L'artiglieria romana sparò un numero di cannonate tre volte superiore al nostro, e la fucileria romana tirò colpi a profusione. Così, le nostre trincee furono costantemente sottoposte a una pioggia di proiettili, tanto che di giorno era difficile percorrere i camminamenti; ma, tranne che nelle ultime notti, il fuoco nemico diminuiva molto a partire dalle dieci di sera, e noi ne approfittavamo per portare avanti le nostre trincee di notte,"à la sape volante", cioè con la protezione di gabbioni e quasi allo scoperto, ma con grande rapidità. Senza questa felice circostanza, saremmo stati costretti a scavare quasi tutte la trincee "à la sape pleine" , cioè di giorno e sotto il fuoco nemico, procedendo più lentamente e subendo maggiori perdite, perché il terreno era pieno di vigne e alberi che avrebbero intralciato l'avanzamento della trincea, costringendo i sapeurs a uscire dai ripari per rimuovere gli ostacoli, od obbligandoci a deviare dal tracciato previsto.
Il genio realizzò 8.200 metri di trincee, la maggior parte "à la sape volante", quasi sempre sotto il fuoco più o meno vivace del nemico. Il tracciato si faceva man mano che si procedeva, gabbione dopo gabbione, e i travailleurs restavano sdraiati dietro alla fila dei gabbioni vuoti già posati, fino a che il fuoco nemico cessava o si affievoliva, e si poteva iniziare il lavoro ovvero riprenderlo se era stato interrotto.(7)
I difensori non nascondevano il dispetto nel vederci avanzare sempre al coperto, ("come delle talpe", dicevano), e al riparo dalla enorme quantità di proiettili che ci sparavano contro. Avevano sperato di costringerci a combattere in città, strada per strada, in un tipo di lotta che molti di loro conoscevano bene: (8) s'immaginavano che i nostri soldati dovessero avanzare allo scoperto, affrontando una barricata dopo l'altra, e perciò in città avevano costruito gran numero di fossati e di barricate; sotto questo aspetto, la nostra scelta del punto d'attacco aveva sconvolto i loro piani. (…)
La combattività dei difensori e i loro mezzi bellici erano tali da assicurare una difesa efficace, conforme alla moderna tecnica militare. Ciò non ostante, il nostro attacco, procedendo passo dopo passo, e senza nessun azzardo, ci consentì d'impadronirci con pochissime perdite di una posizione chiave, che fu decisiva per le sorti della guerra.
Il numero totale delle nostre perdite fu di 1024 tra morti e feriti, comprese le perdite del 30 aprile.
Da documenti recentemente pubblicati a Torino sull'assedio di Roma risulterebbe che i feriti tra i difensori sarebbero stati 3063, di cui solo 30 non italiani. Non si hanno dati altrettanto precisi sui morti dell'esercito romano, che vengono stimati tra 1700 e 1800" (9)
(Vaillant, op. cit., pag. 154 - 159)

traduzione a cura di JEANNE SABATINI

(1) Sui gravi danni subiti, in particolare, dalla Villa Pamphili e dal Casino dei Quattro Venti vedi la documentazione di parte francese citata da Carla Benocci in "Villa Doria Pamphili", in Fondare la Nazione - I repubblicani del 1849 e la difesa del Gianicolo, a cura di Lauro Rossi, Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, Fratelli Palombi Ed., Roma, 2001.
 
(2) La guardia civica ( divenuta "guardia nazionale" durante la Repubblica) era costituita da cittadini addestrati all'uso delle armi, che a richiesta delle autorità prestavano servizio di pubblica sicurezza e di tutela dell'ordine pubblico, in aiuto ai carabinieri o ai reparti dell'esercito. La guardia civica mobilizzata era costituita da distaccamenti della guardia civica che potevano essere spostati anche fuori città e fuori provincia, con alcuni compiti simili a quelli dell'esercito, specie per combattere il brigantaggio, e reprimere sedizioni.
(v. Archivio di Stato di Roma, AA.VV: Roma, Repubblica,Venite! - Gangemi editore, 1999, pag.113 e segg.)
Per quanto riguarda il numero dei difensori e dei pezzi di artiglieria a loro disposizione, i dati esposti da Vaillant sono molto superiori a quelli reali, indicati dagli storici, (vedi ad es. A.Scirocco: Garibaldi, Laterza,2001, pag.163: a villa Corsini gli italiani erano 6000, contro 16.000 francesi) . Comunque, tutta l'esposizione di Vaillant è comprensibilmente influenzata dal desiderio di mostrare al Ministro della Guerra, al quale è diretto il rapporto, il valore dei soldati francesi, peraltro innegabile, e la capacità tecnica dello stesso Vaillant, ampiamente riconosciuta anche dagli italiani. ( ad es. vedi G. Leti, op. cit., pag. 404: " …i lavori del genio francese erano sapientemente diretti dall'ingegnere Vaillant, reputato fra i più capaci tecnici del secolo...")
 
(3) Nell'affermare la presunta superiorità dei francesi nei combattimenti alla baionetta, il Vaillant sembra dimenticare che il 30 aprile Garibaldi sbaragliò i francesi proprio con un assalto alla baionetta, e sempre con assalti alla baionetta il 3 giugno i romani per più volte ripresero villa Corsini, scacciandone i francesi che vi si erano asserragliati.
 
(4) I difensori di Roma erano sorretti anzitutto da forti motivazioni ideali, come traspare persino dalle parole denigratorie di Vaillant, dettate da una visione politica opposta.
 
(5) La batteria dell'Aventino, inizialmente piazzata a Sant'Alessio, venne successivamente spostata a San Saba e Santa Maria del Priorato
 
(6) Se i romani avessero avuto i mortai, che hanno traiettoria molto curva, avrebbero potuto far cadere i proiettili verticalmente nelle trincee nemiche. I francesi disponevano invece di ben quattordici mortai.
 
(7) Vedi in internet lo schizzo di Raffet al Louvre, pag.11, fiche 54, che raffigura una sape volante in corso di svolgimento, durante l'assedio di Roma. Per maggiori notizie vedi "Le trincee d'assedio" alla Tav.11 ( 3me Leçon ) (8) Manara e altri lombardi avevano partecipato alle cinque giornate di Milano, che avevano visto un esercito regolare sconfitto dalla popolazione in combattimenti strada per strada
 
(9) In verità, "i caduti per la Repubblica Romana furono circa un migliaio." (Archivio di Stato di Roma, op.cit., p.196)

Le citazioni sono limitate ai testi consultabili al Circolo Cipriani previo appuntamento telefonico.