Per saperne di più, Il Vascello

Ritorna alla tavola


Racconta il Guerrazzi:

“Si stringe la cintura di ferro, e di fuoco intorno a Roma, il nemico indefesso durante la notte scava pozzi per le mine, edifica, e munisce piazze di armi, drizzata una trincea compie la quarta parallela, poi imprende un cammino, il quale passando rasente alla casa Giacometti avrebbe messo capo sopra la via, che mena a San Pancrazio; dalla parte nostra si agitavano come naufrago in mezzo all’Oceano, che non vuole, e pur deve morire, tuttavia impediscono la costruzione delle Batterie dodicesima e decimaterza; e alla mattina del 26 scassinano anco la undicesima, sicché i Francesi non poterono avvantaggiarsi che con le batterie seconda, e decima, la quale più di ogni altra prese a fulminare il Vascello, né senza ragione, ché quinci si menava incredibile strage dei Francesi; il nostro Medici, il quale non pure si difendeva, ma andava escogitando senza requie un qualche trovato per fare uno sdrucio dei solenni nello esercito avversario, esplora le catacombe e l’acquedotto Paolo, donde avvisava spingersi fin sotto la villa Corsina, e colà con mine, e fuochi artifiziati sobbissare il ridotto in uno alla batteria decima; ora o di tanto si accorgessero, o, come credo piuttosto, i Francesi avvertiti diedero la via alle acque, che irrompendo ruinarono ogni apparecchio soffocando tre lavoranti, o se più ce n’era, più ce ne rimanevano.
Da capo la rabbia francese si volta contro il Vascello; stupendo ad un punto, ed orribile a vedersi lo stato in cui si trovava ridotto; del piano superiore non avanza traccia, dello inferiore il muro di fronte ruinato lasciava vedere negli spazi più interni le colonne, le statue, le stanze elegantissime; insomma presentava la figura che gli architetti chiamano spaccato.
Molti possono per impeto superare il Medici, veruno, io penso, per costanza, e tranquilla severità : di che mi piace riportare un esempio : in cotesto giorno non ci fu riposo : notte e dì i soldati ebbero a vegliare, ed a combattere ; ora parendo a parecchi cotesto comando duro, uno di loro più rotto ardiva presentarsi al Medici mentre ei beveva una tazza di caffè, e dirgli, ch’egli non intendeva recisamente montare la guardia. <Ed io, rispose il Medici senza guardarlo in faccia ed accostandosi la tazza alle labbra – ti farò fucilare.>
Batti e ribatti ecco con altissimo scroscio casca il Vascello, schizzano violentemente legni tronchi, marmi rotti, e una nuvola di polvere chiude intorno la ruina ; il peso immane rompe le volte del terreno, ed ormai del superbo palazzo non avanza altro che un monte di macerie ; fino dallo interno di Roma fu udito il fracasso ; venti dei nostri sepolti sotto le ruine persero la vita ; e non pertanto il Medici non si decise mica ad abbandonare cotesto mucchio di sassi : noi lo vedremo su quello meravigliare con nuovi gesti di valore il nemico, che i muri poteva vincere, i petti no.”
(Guerrazzi: Lo Assedio …, cit., p. 868 – 869)