Per saperne di più, Abside della chiesa di San Pancrazio dopo il bombardamento

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“Il 3 mattina i nostri avamposti a Villa Panfili e a Villa Corsini fuor di Porta S. Pancrazio, troppo nuovi alle insidie della guerra, riposando sulla parola del Generale francese, stavansi addormentati senza quasi veruna militare cautela, quando vidersi in sull’alba circondati da 2 battaglioni francesi, e dopo una lunga ed accanita resistenza altro non poterono che mettere abbasso le armi. Il nemico seppe insignorirsi così senza spargimento di sangue, ma approfittando d’un vergognoso equivoco, d’una posizione importante da cui poté battere a tutt’agio le mura e la porta. Oudinot aveva promesso di non attaccare la piazza; aveva presi intanto gli avamposti che la difendevano. Vedi cavalleresca lealtà del Generale francese!”

(EMILIO DANDOLO: I Volontari ed i Bersaglieri Lombardi, cit., p. 180)


Secondo i piani dei francesi, “ …due colonne mobili dovevano impossessarsi della villa Pamphili, cominciando l’assalto di buon mattino. La prima colonna (generale Mollière), quattro compagnie di cacciatori a piedi, due battaglioni del 33° di linea, una sezione di due pezzi di artiglieria, una compagnia di zappatori del genio, cinquanta cacciatori a cavallo, doveva penetrare nella posizione dal muro di cinta che si svolge a sud della via della Nocetta.
La seconda (generale Levaillant Giovanni), due battaglioni e una sezione di artiglieria come la precedente, aveva per compito una diversione sul recinto ovest della villa.
Il generale di divisione Regnaud doveva prendere il comando delle due brigate al momento che le medesime avessero potuto operare unite. La notte del 2 al 3 giugno villa Pamphili era guardata da duecento uomini del battaglione bersaglieri romani, e duecento del 6° reggimento di linea. Queste truppe riposavano, fidenti nella parola dell’Oudinot, che non prima del quattro avrebbe ripreso le ostilità. Ma quei soldati furono risvegliati dal picchiar che facevano gli zappatori della colonna Mollière nel muro di cinta, la quale vi s’era già aperto un varco, e già irrompeva nella villa.
Intanto la colonna Levaillant s’era inoltrata per un cancello che aveva trovato aperto. I soldati che affrontarono la colonna Levaillant furono presto sopraffatti, e costretti a riparare al convento di San Pancrazio. Quelli che contrastavano il passo alla colonna Mollière venivano ritirandosi verso il giardino e la villa, dove li accerchiò la colonna Levaillant, che li fece prigionieri.
Dopo di che i francesi si avviarono al convento di San Pancrazio, per cacciarne i romani che vi si erano rifugiati; ma questi resistono, e poscia si rifugiano a villa Corsini, d’onde, dopo un accanito combattimento, vanno a concentrarsi al Vascello, solido edifizio a tre piani, a duecento metri appena dalla città. Lì si riordinano, e tentano ripigliar d’assalto villa Corsini, ma inutilmente, poiché frattanto il nemico vi si è fortemente trincerato.”

(Giuseppe Leti: La rivoluzione e la Repubblica Romana (1848 – 1849), cit., p.388 – 389)