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Ai primi di maggio, Emilio Dandolo, sottotenente del battaglione Bersaglieri Lombardi, il battaglione più ordinato e inappuntabile dell’esercito repubblicano, guardava ai malvestiti e poco disciplinati volontari di Garibaldi con un misto di ironia e ammirazione:

“Garibaldi e il suo Stato Maggiore sono vestiti in blouses scarlatte, cappellini di tutte le fogge, senza distintivi di sorta, e senza impacci di militari ornamenti. Montano con selle all’americana, pongono cura nel mostrare grande disprezzo per tutto ciò che è osservato e preteso con grandissima severità dalle armate regolari.
Seguiti dalle loro ordinanze (tutta gente venuta dall’America) si sbandano, si raccolgono, corrono disordinatamente di qua e in là, attivi, avventati e infaticabili.
Quando la truppa si ferma per accamparsi a prender riposo, mentre i soldati affasciano le armi, è bello vederli saltar giù da cavallo e attendere ciascuno in persona, compreso il Generale, ai bisogni del proprio corsiero. Finita questa operazione, sciolgono in tenda la sella (fatta appositamente) così né pensano più a sé.
Se dai vicini paesi non poterono aver viveri, tre o quattro Colonnelli o Maggiori saltano sul nudo cavallo ed armati di lunghi lazos s’avventurano a carriera per la campagna in traccia di pecore o di buoi; quando ne hanno raccolto una buona quantità, tornano spingendosi innanzi il malcapitato gregge; e ne distribuiscono un dato numero per compagnia, e poi tutti quanti, ufficiali e soldati, si mettono a scannare, squartare, ed arrostire intorno ad immensi fuochi i quarti di bue, i capretti, i porcellini, senza poi contare la minutaglia dei polli, delle oche, ecc.
Intanto Garibaldi sta, se il pericolo è lontano, sdraiato sotto la sua tenda; se invece il nemico è vicino, egli è sempre a cavallo a dar ordini e visitare gli avamposti; spesse volte vestito da contadino, si avventura egli stesso in ardite esplorazioni; più sovente, seduto su qualche cima dominante, passa le ore col cannocchiale ad interrogare i contorni.
Quando la tromba del Generale dà l’avviso di apprestarsi alla partenza, gli stessi lazos servono a pigliare i cavalli che si erano lasciati liberi nelle praterie. L’ordine di marcia è stabilito sin dal dì precedente, e il Corpo si avvia senza che nessuno mai sappia dove si arriverà il giorno dopo. (..)
Le paghe non mancavano mai e grasse, perché fornite con la carta che al Triumvirato non costava che la fatica di farla stampare; sproporzionatamente maggiore il numero degli ufficiali a quello dei soldati. (..) La maggior parte però di quegli ufficiali, e in generale tutti quelli della legione Garibaldi, giustificarono le esorbitanti nomine colla condotta più coraggiosa”

(Emilio Dandolo: I volontari .. cit. p.160 – 162)