Per saperne di più, Ponte Milvio

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Racconta il Guerrazzi:
“Il ponte Milvio si allarga una dozzina di braccia, ed è lungo circa a trecento: lo reggono cinque archi di quindici braccia di luce, e cinque piloni alquanto meno larghi; rotto il primo sulla sinistra (destra) sponda per dodici braccia, gli altri avevano minato con polveri artificiali per ruinarlo, secondo la occorrenza, in un attimo.
I Francesi qui come altrove ci colsero inaspettati, e con un colpo infallibile uccisa la sentinella sostarono per paura di scoppio; pure bersagliando alla lontana chiunque si attentasse di porre il piede sul ponte dalla sponda sinistra. Per accertare l’esito della impresa un Leblanc, colonnello del Genio francese, aveva ammanito più sotto al ponte una zatta con armi da servire a parecchi bersaglieri che avrebbero traversato il fiume a noto; a troncare il disegno ecco un Fulgenzio Fabbrizi di città di Castello si tuffa ignudo nel fiume, e stretta co’ denti la corda a cui stava ormeggiata la zatta, adoperandoci gli sforzi supremi la tira seco; se lo fulminassero i Francesi, che se l’eran vista fare proprio sotto gli occhi, non è a dire, e crebbero la furia quando cotesto animoso si trovò in mezzo alla corrente a contrastare coi vortici, che lo tiravano in fondo, e con la zattera, la quale sbalzata a urtoni gli ammaccava la persona, tuttavia così egli provò amica la fortuna, ché pesto, ma incolume di ferite poté attingere l’altra sponda.
Ma il ponte cadde in potestà dei Francesi, i quali padroni delle alture menavano strage dei nostri, senzaché potessimo offenderli noi.”

Guerrazzi, Lo assedio.., cit. p. 795 - 796