Per saperne di più, Terza breccia e Casino Malvasia

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“Prosegue la dolentissima storia: i Francesi in su l’alba del 29 tempestano il bastione nono; nell’ottavo, mercé la batteria decimaquarta, lacerando ogni riparo, aprono la breccia; le nostre artiglierie rispondono languide; palpiti di cuore, che accenna cessare; solo la batteria dell’Aventino avventa fuoco come chi disperato della vittoria non vuole morire senza vendetta.
Ora i Francesi si ammanniscono a salire la breccia, e bene si palesano previdenti ed arguti. Sei compagnie della divisione Rostolan comandate da un Lefebre si dispongono a colonna di assalto principale; altre tre compagnie capitanate da Le Rouxeau stanno pronte alla riscossa: per esse gli ordini portavano, si avventassero; quanto più potessero s’inoltrassero; trecento zappatori, che tenevano dietro subito dessero mano a costruire gabbioni, e con altri argomenti, avvertendo però di lasciare lateralmente adito al ripiegarsi della colonna caso mai ella avesse incontrato qualche duro intoppo. Eravi altresì una terza colonna di assalto , la quale guidava il Laforet, di cui il compito consisteva dare dentro di fianco, ed alle spalle al bastione ottavo; (..) finalmente perché nulla mancasse di quanto nelle imprese guerresche suole accertarne l’esito felice, furono commessi due assalti simultanei alle porte S. Paolo, e del Popolo.
Queste le apparecchiate offese, queste altre le difese: la batteria della Montagnola armata con tre cannoni volti allo sbocco della breccia; quivi davanti ove arieno per necessità messo il piede i nemici, facendosi oltre, sparsero i nostri canne secche, e vasi di materie infiammabili per ispaventarli, e scottarli; in luogo riparato collocarono due sentinelle perché vigilassero, cinquanta lancieri della legione italiana capitanati dal Muller stavano lì dintorno schierati per difenderla con le lancie, cui rinforzarono una compagnia di fanti. (..)
Scese la notte minacciosa, e non pertanto il governo volle, che secondo il consueto la cupola della basilica Vaticana s’illuminasse(..) Intanto l’uragano, che nelle prime ore del vespero si ammassava, scoppiò riempiendo il cielo, e la terra di fracasso, di terrore, di acqua, e di fuoco: il nemico alla rabbia degli elementi mescola la sua, ed il bagliore dei lampi congiura in suo pro; imperciocché la luce sfolgorante di quelli impedisse la vista dei guizzi delle bombe, e togliesse per questo modo la facoltà di schermirsene a tempo: i soldati fastiditi fino alla morte dalla pioggia incessante, con le gambe fitte fino al ginocchio nel fango, si struggevano nello scoraggiamento. (..)
Un’ora prima dello assalto principale il generale Guesviller partendosi a capo della sua divisione a Ponte Molle si avvicina alla Villa Borghese dove si precipita contro le mura per squarciarle e quinci penetrare in città; se riesce meglio, se no richiama l’attenzione, e le armi dell’assediato da questa parte, e le menoma altrove; di vero fu respinto, ma per tenere sempre i Romani in sussulto piglia dai monti Parioli a grandinare giù su Roma bombe, granate, che pareva un inferno; dall’altura di San Paolo non si adoperava diverso: il trarre dei cannoni assordante rintronava il terreno, molte le morti di creature innocenti, e grave il danno negli edifizi più incliti. (..)
Alle due e mezzo dopo la mezzanotte fu dato il segno del vero assalto, né lo cominciò la prima colonna, sebbene la terza condotta dal Laforet, la quale baldanzosa nel presagio della vittoria, riposata, ed ebbra a mezzo si precipita contro il bastione ottavo(..). Valga il vero, comunque amaro, i nostri fuggirono, ed erano bersaglieri; allo improvviso in mezzo ai lampi si vede comparire il Garibaldi, che brandendo la spada nuda, e cantando un inno di guerra si scaglia contro il nemico, dietro di lui si aggruppano alcuni animosi, i fuggenti presi da meraviglia stanno. I Francesi prima entrati stramazzano per non rilevarsi mai più, ma gli altri sorvegnenti prorompono impetuosi, e dispersi o spenti quanti si paravano loro davanti arrivano alla barricata di gabbioni costruita fuori del cancello di villa Spada; qui pure si ravviva la virtù dei nostri, che visto l’Hoffstetter circondato dai nemici, e prossimo a rimanere ucciso, fanno impeto, ed abbattuti parecchi a colpi di baionetta lo liberano; poi piegano da capo ruinando a villa Spada; affaticandocisi gli ufficiali li riconfortano della battisoffiola, anzi vergognando si attelano per la strada, dove la prima linea inginocchiandosi, e le altre rimanendo in piedi bersagliano i nemici con quattro filari di moschetti. (..) La colonna Laforet ributtata si ripiega sopra la batteria fuori del cancello, quanti trova ammazza, e procede con lo intento, e con la speranza di schiantare l’altra batteria della Montagnola; lo seguita fin anco là una sezione della sua colonna, ch’ei spinse per altra via ad offesa del bastione ottavo, dove impedita per meno reo avviso tolse a ritirarsi con solleciti passi.”
( Guerrazzi, Lo Assedio …, cit., p. 874 – 878 )